Anteprima Isole che Parlano - Aspettando i…20
Paolo Fresu Solo
Quando mi è stato chiesto di venire a suonare per il ventennale di Isole che Parlano io ho accettato con piacere e con particolare trasporto. Non sarà un concerto convenzionale, perchè dietro quel venire ad esibirmi, ci sono dei rapporti che vanno ben oltre l’aspetto professionale. Il concerto per Isole che Parlano è motivato da una sorta di attrazione molto preziosa: è una stretta di mano, un abbraccio, un trasporto sinergico e sentimentale. Ho sempre seguito Isole da lontano. Seppure realizzati in contesti diversi, i due festival hanno un pensiero simile che li accomuna”
Un solo per tromba e flicorno rappresenta un’anomalia nella storia del jazz: si può parlare della tromba quale strumento principe della musica afro-americana ma, comunque sia, sempre ben inserito in un combo di musicisti. Eppure dopo un concerto sold out alla Sala più prestigiosa dell’Auditorium di Roma Gino Castaldo (La Republica) ha definito l’esperienza come l’evento che ha definitivamente posto il nome di Paolo Fresu nell’olimpo della musica contemporanea.
Il musicista di Berchidda non ha bisogno di presentazioni: ha suonato in ogni continente e con i nomi più importanti della musica afroamericana degli ultimi 30 anni; ha registrato oltre trecentocinquanta dischi di cui oltre ottanta a proprio nome o in leadership ed altri con collaborazioni internazionali. Oggi è attivo con una miriade di progetti che lo vedono impegnato per oltre duecento concerti all’anno, pressoché in ogni parte del globo. È il musicista sardo che più di tutti è riuscito a portare il jazz a contatto con una fascia di pubblico trasversale, trasportando questo genere musicale dalla nicchia degli addetti ai lavori ai teatri naturali della Sardegna. In questo Fresu evidenzia le similitudini tra Time in Jazz ed il festival di Palau, nonchè la volontà di continuare la preziosa relazione di buon vicinato che li ha portati a collaborare nelle ultime edizioni.
Avviene con naturalezza che sia lui ad aprire la ventesima edizione della manifestazione – ideata nel 1996 da Paolo e Nanni Angeli, organizzato da Sarditudine e sostenuto dall’amministrazione comunale – che si caratterizza con una profonda unicità, capace di mescolare le carte dei generi e delle arti in un avvincente caleidoscopio, tracciando un percorso creativo tra fotografia, laboratori a misura di bambino e musica.
Sarà un concerto molto teatrale, un viaggio all’interno della storia, passando dalla polifonia sarda ai suoni classici degli archi, da Miles Davis a Sergio Atzeni, dalla trance Gnawa alla poesia del suono continuo attraverso l’elettronica. L’emozione e l’intimità del concerto saranno marcati dall’interazione con il light designer Francesco Carta, a cui spetta il difficile compito di dare tridimensionalità al suono e di valorizzare con le luci il contesto ambientale. Il jazz è un magma che utilizza l’improvvisazione quale base su cui costruire un discorso musicale cangiante.
Possiamo aspettarci ulteriori sorprese dopo il set in Solo?
“Paolo Angeli è un musicista che stimo, molto, ci lega anche una profonda amicizia, che risale alla prima volta che abbiamo suonato insieme, a Bologna all’Università, durante un master di sonorizzazione del film Rapsodia Satanica (1992)”. Sarebbe bellissimo se si verificasse proprio al faro un incontro inedito a due voci tra Paolo Fresu e il chitarrista di Palau, un fuori programma non annunciato in cartellone che sicuramente verrebbe particolarmente apprezzato da chi segue il festival, capace di regalare da 20 anni sorprese e stupore.