Zoe Pia
(Sardegna - Italia)
Zoe Pia: Clarinetto, Launeddas, Soundscape Recording
Roberto De Nittis: Pianoforte, Rhodes, Keyboard, Toy Piano, Kalimba du Costarica
Glauco Benedetti: Basso Tuba
Sebastian Mannutza: Batteria e Violino
“…La musica di Shardana racchiude in sé le tradizioni, le leggende e i misteri della mia isola, di cui mi sono accorta e meravigliata solo dopo essere partita in continente…”
Il continente… da sempre i sardi chiamano così la penisola, quasi ad evidenziare che il loro legame di appartenenza è da ricercare nel passato remoto della nostra isola. Zoe Pia non fa eccezione e compie un viaggio a ritroso nella memoria storica della sua terra. Il percorso musicale celebra un incontro tra il passato nuragico e le stratificazioni successive, in cui il sacro e il profano si mescolano. Si respirano echi di riti ancestrali, di culti pagani dispersi nell’ardore cristiano di marca spagnola.
Zoe Pia rende omaggio ai Shardana, descritti nel II millennio a.C. da Ramses II come ribelli che nessuno ha mai saputo come combattere. Il titolo dell’album evoca l’epopea dei Popoli del mare, che conserva aspetti tuttora inesplorati, immortalati nei bassorilievi dei templi egizi, temuti dai nemici e rispettati dai faraoni, e che, presumibilmente, hanno vissuto e lasciato tracce di sé in Sardegna.
Il viaggio di Zoe e del suo quartetto parte da Sa Dom ‘e S’Orcu: tomba dei giganti presente nell’altopiano della Giara di Siddi (XVI-XIV sec. a.c. circa), dove i membri delle tribù, rendevano omaggio ai defunti, con una devozione al culto del Dio Toro e della Dea Madre. Il passaggio al passato recente arriva con S’accabadora. Così come esisteva la levatrice, esisteva “colei che finisce” che, con il gesto amorevole dell’ultima madre, aiutava a morire. Nella musica del quartetto si evocano le feste popolari e la forte tradizione delle processioni di Mogoro, paese di Zoe Pia, che vengono raccontate attraverso registrazioni d’ambiente e orchestrazioni in cui Il basso tuba, spesso usato in funzione di base e contra, le timbriche progressive del rhodes e un drumming a tratti post rock, trascinano nella contemporaneità.
C’è spazio per raccontare le alluvioni di tre anni fa e la forza del Ciclone Cleopatra (Abb’Ardente…in Donniessantu); oppure per la fusion mediterranea di Camineras (omaggio a Andrea Parodi) in cui le ispirazioni magrebine si mescolano, come le spezie, con gli umori delle melodie tradizionali greche, catalane, siciliane, liguri. Nella musica del quartetto si respira collettività e compostezza, con richiami ai canti corali (Is coggius), componimenti poetici destinati al canto di grandissima diffusione popolare e ancora oggi ben radicati.
L’album è sospeso tra suoni concreti e parti magiche che evocano, quasi in un dipinto tratteggiato con la china, creature immaginarie della tradizione, donne minute, esseri a metà strada fra il mondo umano e quello divino (le Janas e le loro Domus). Zoe Pia dichiara esplicitamente la sua provenienza e, allo stesso tempo, racconta il suo viaggio riportandoci al presente, che si conclude nella frenesia del ballo, che in Sardegna trova la sua espressione figurativa fondamentale nel cerchio da cui nessuno veniva emarginato o escluso. Ed è nel cerchio del Pozzo Sacro Sa Testa che Zoe Pia ci trasporta con il suo clarinetto e Is launeddas in un viaggio fatto di pietre e di acqua, dando voce con la sua musica alla memoria storica dei sardi.
Zoe Pia
Musicista eclettica, compositrice e appassionata ricercatrice made in Sardegna.
A 18 anni si diploma in clarinetto con il massimo dei voti. Il salto nel continente per il Perfezionamento: Laurea in Clarinetto Solistico e la successiva Laurea in Musica da Camera ottenute con il massimo dei voti e la lode presso il Conservatorio di Rovigo e per ultima la specializzazione in Clarinetto Jazz sotto la guida di Marco Tamburini, Mauro Negri, Nico Gori e Fabio Petretti. Nel cammino vince numerosi concorsi e borse di studio tra cui
l’accesso al progetto Erasmus che la riporta al sole del sud Europa, presso il “Conservatorio Superiore de Musica de Murcia”. Il salto al centro Europa avviene con l’ammissione al Conservatorium Privatet Universitet di Vienna. Significativa e illuminante è risultata poi l’esperienza presso l’Accademia del Teatro Alla Scala di Milano, seguita dai Seminari Internazionali dell’Accademia Chigiana, dall’Accademia Internazionale di Siena Jazz e dai Seminari di Nuoro Jazz. La musica la porta ad esperienze continue e alla predilezione di commistioni tra il Jazz e la composizione contemporanea. Sempre ricca di estrose novità inizia l’attività di project management per il Conservatorio “F.Venezze” di Rovigo con la creazione di progetti e corsi di formazione, tra tutti “Comporre con i Suoni del Polesine” e “Today for Tomorrow” vincitori del bando della Regione Veneto. In ambito classico ha collaborato con l’Orchestra New Art Symphonic, l’Orchestra Filarmonica Italiana, l’Orchestra Filarmonia Veneta, l’Orchestra Sinfonica di Pescara, l’Orchestra di Fiati della Sardegna, la Orquestra de Percusion y Vientos de Murcia, la UECO (United European Chamber Orchestra). In ambito Jazz ha avuto l’onore di suonare affianco a: Marco Tamburini, Bruno Biriaco, Reuben Rogers, Steven Bernstein, Furio Di Castri, Tino Tracanna, Bruno Tommaso, Paolo Fresu, Mauro Ottolini, Bebo Ferra, Vincenzo Vasi, Ryan Truesdell, Massimo Morganti.
Roberto De Nittis
Diplomato in Pianoforte con il massimo dei voti ed in Jazz con Lode presso il Conservatorio “U. Giordano” di Foggia. Laureato con 110 e la lode in Pianoforte Jazz presso il Conservatorio “F.Venezze” di Rovigo sotto la guida di Marco Tamburini. Vincitore del Premio Nazionale delle Arti, indetto dal Ministero dell’Istruzione, sezione Jazz nel 2012 e sezione Arrangiatore Pop nel 2013. Si è contraddistinto fin da piccolissimo in numerosi concorsi nazionali ed internazionali. Il Solista e l’ Orchestra lo vedono protagonista, alcuni esempi: Concerto per Pianoforte ed Orchestra di W. A. Mozart Kv 488 n°23; Rapsodie in Blue di G. Gershwin; Concerto di F. Poulenc. Diverse sono le personalità musicali nazionali ed internazionali con cui ha collaborato e avuto l’onore di suonare in ambito jazz tra cui: Mauro Ottolini, Zeno De Rossi, John De Leo, Karima Ammar, Danilo Gallo, Gavino Murgia, Gegè Telesforo, Ellade Bandini, Giancarlo Schiaffini, Enzo Nini, Gianluigi Giannatempo, Marco Tamburini, Maurizio Giammarco, Bruno Biriaco, Roberto Cecchetto, Stefano Senni. Frequenti le partecipazioni ai Festival Internazionali, tra cui si annoverano: Festival MiTo (2013), Venezze Jazz Festival (2012-13-14), Avezzano Jazz Festival (2013), Ravello Festival (2013), Nuoro Jazz Festival (2013), Veneto Jazz (2013-14), Piacenza Jazz Festival (2013), Delta Blues (2013), Parco della Musica – Roma (2014), Torino Jazz Festival (2014), Rive Jazz Festival (2015), Radio Rai 3 e Radio 24 (2015), Verona Jazz Festival (2015), Correggio Jazz Festival (2015), Roma Jazz Festival (2015). Pianista e Poli-strumentista dei SOUSAPHONIX, uno dei più importanti e riconosciuti gruppi jazz italiani, capitanati da Mauro Ottolini di cui, nel Luglio 2015, è stato pubblicato l’ultimo lavoro discografico, un doppio volume, “Musica per una società senza pensieri” registrato per Auditorium Parco della Musica di Roma e distribuito da EGEA.
Glauco Benedetti
Glauco Benedetti (classe 1987) intraprende lo studio della tuba in giovanissima età, iniziando presto a collaborare con enti lirici e sinfonici.
Consegue le due lauree al Conservatorio di Rovigo con il massimo dei voti: la prima in Basso Tuba ad indirizzo classico nel 2008 e la seconda in discipline jazz nel 2013, quest’ultima sotto la direzione di Marco Tamburini.
Accanto all’attività nelle orchestre lirico-sinfoniche l’interesse e lo studio di altre tradizioni musicali quali jazz, rock e pop, lo portano ad intraprendere collaborazioni nei contesti musicali più vari e spesso inconsueti.
Nel panorama internazionale del jazz ha collaborato e collabora con i grandi nomi quali: Christian Escoudé, Marco Tamburini, Francesco Diodati, Ada Montellanico, Achille Succi, John De Leo, Jacopo Jacopetti, Piero Bittolo Bon, Roberto Gatto, Roberto Cecchetto, Domenico Caliri, Pasquale Mirra, Marco Frattini, Enrico Morello, Enrico Zanisi, Mauro Ottolini, Tiziana Ghiglioni.
Ha registrato innumerevoli dischi in Italia e all’estero.
Nel 2013 e nel 2015 ha suonato nel tour degli stadi con il celebre artista italiano Jovanotti.
Sebastian Mannutza
Nato a Cagliari nel 1972, si è diplomato brillantemente in Violino presso il Conservatorio della sua città nel 1993.
Vanta numerose esperienze in diverse formazioni orchestrali dell’Emilia Romagna e della Toscana, con direttori e solisti di fama internazionale, tra cui: G. Gelmetti, R. Bonynge, N. Santi, E. Inbal, M. Rostropovich, S. Accardo, U. Ughi, E. Sarbu, M. Brunello, M. Campanella, J. Carreras, L. Nucci, M. Freni, C. Bergonzi, G. Sabbatini, J. Cura.
Con l’orchestra “A. Toscanini” di Parma ha partecipato alle registrazioni in CD del “Requiem” di G. Verdi diretto da R. Gandolfi e in DVD della “Watermusic” di G. F. Haendel e della “Holberg Suite” di E. Grieg dirette da J. Kovatchev.
Ha preso parte alla registrazione di un CD per la SPLASC(H) Records (“La Geometria dell’Abisso”) con musiche composte e dirette da Alfredo Impullitti e con la partecipazione del famoso trombettista jazz Kenny Wheeler.
Inoltre ha partecipato alla registrazione di alcuni dischi di artisti della scena pop italiana (A. Minghi, E. Ramazzotti, A. Celentano, L. Pausini), e nelle fila della Duke Orchestra diretta da Alessandro Magnanini ha partecipato al tour estivo 2007 di Mario Biondi & The High Five Quintet.
Dal 1984 si dedica attivamente allo studio degli strumenti a percussione e in particolare della batteria, spaziando dal prog al jazz alle musiche per teatro. Dal 1996 insegna Violino e Batteria in diverse scuole private delle province di Bologna e Ferrara.