ISOLE CHE PARLANO
Festival Internazionale di Musica Teatro e Arti Visive
Fra Tradizione Popolare ed Eterodossia
IX Edizione
Palau – 16/18 settembre 2005
Isole che Parlano, manifestazione – accreditata tra le più audaci ed innovative dell’Isola – arriva alla nona edizione, per la prima volta, senza alcun contributo della Regione Sardegna. La scelta della giunta regionale – in evidente contrasto con i programmi elettorari – non ha tuttavia inibito la spinta creativa dell’Associazione Sarditudine che, con un budget fortemente ridotto – interamente stanziato dal Comune di Palau – è riuscita ad elaborare un programma di indiscutibile qualità.
Ciò è stato possibile grazie alla determinazione dei direttori artistici Nanni e Paolo Angeli, alla partecipazione di artisti francesi, giapponesi, e italiani, disposti a supportare la rassegna con cachet ridotti e talvolta equivalenti ad una diaria giornaliera ed al lavoro volontario di molti sostenitori locali.
Eppure l’Associazione ha concretizzato non poco: basti citare i tre CD/catalogo compilation prodotti in collaborazione con importanti etichette quali la ReR e distribuiti in Europa, USA e Giappone e la nutritissima schiera di artisti ospitati nelle precedenti edizioni (provenienti da Europa, Asia e America).
Sono passati 9 anni da quando Isole che Parlano ha dato inizio alla sua battaglia contro i mulini a vento. I mulini sono elementi stupendi nel paeaggio nord europeo.
Eppure evocano mostruose pale roteanti che non risparmiano ‘l’incolto ingegno’ dei malcapitati Don Chisciotte, protetti solo da fragili elmi di latta.
Nella speranza di futuri riscontri positivi da parte delle istituzioni regionali che fare?
Tirare o… tagliare la corda?
Tirare la corda implicherebbe forzare la situazione, armarsi di retorica, sostenere che siamo bravi, belli, intelligenti, protetti dal cielo.
Ma…pensate che le pale si fermerebbero?
Tagliare la corda rimanda ad un’immagine gioiosa di fuga dal reale.
Si potrebbe ipotizzare che tagliando una corda dopo averla sottoposta al massimo della tensione porterebbe ad un volo con mille capriole!
Che bello!!!
Ma…parliamo di un festival e non di una fiaba.
Le corde sono quelle avveniristiche di chitarre, violoncelli, violini e ancora quelle vocali, giovani o provate dall’usura, di cantanti popolari, solisti e in coro, di poeti che consegnano all’oralità la propria visione del mondo e che raccontano il ciclo della vita, di fotografi testimoni di un Mediterraneo senza vincitori, sognato e immortalato in bianco e nero..