Francesco Cito

(Italia)

Quando fotografo voglio che il soggetto abbia la consapevolezza della mia presenza. Io sono tra quelli che non scatta subito, soprattutto se non conosco lo scenario. Desidero prima essere accettato: è importante.

Francesco Cito

Nato a Napoli nel 1949, Francesco Cito è arrivato relativamente tardi alla fotografia, nel 1972 quando si trasferisce a Londra iniziando a lavorare per un settimanale di musica pop-rock prima e successivamente The Sunday Times. Eclettico e testimone degli eventi in molti luoghi caldi, con “l’istinto del fatto, la passione del racconto, la capacità di far passare attraverso le immagini, con forza di sintesi e rigore visivo, l’essenziale delle cose”, Cito è considerato oggi uno dei fotoreporter più importanti a livello internazionale.

Nel corso degli anni Ottanta è uno dei primi fotoreporter a raggiungere clandestinamente l’Afghanistan occupato con l’invasione dell’Armata Rossa, realizza a Napoli un reportage sulla camorra pubblicato dalle maggiori testate giornalistiche italiane ed estere, è inviato di Epoca sul fronte Libanese dove è l’unico foto-giornalista a documentare la caduta del campo profughi di Beddawi, l’ultima roccaforte di Arafat in Libano, e si dedica alle condizioni del popolo palestinese all’interno dei territori occupati della West Bank (Cisgiordania) e la Striscia di Gaza.

Nel 1989 è inviato in Afghanistan dal Venerdì di Repubblica dove racconta la ritirata sovietica, mentre l’anno successivo è in Arabia Saudita nella prima “Gulf War” con il primo contingente di Marines americani dopo l’invasione irachena del Kuwait. Nei suoi viaggi attraverso il Medio Oriente, in più occasioni ha focalizzato il suo interesse a raccontare i vari aspetti dell’Islam dal Pakistan al Marocco e negli anni 90 segue le varie fasi dei conflitti balcanici.

In Italia si occupa spesso di casi di mafia, ma anche di eventi come il Palio di Siena – che gli varrà il primo premio al World Press Photo 1996 – e altri rilevanti aspetti della società contemporanea. Dal 1997 il suo interesse si concentra anche sulla Sardegna fuori dagli itinerari turistici, tra il sociale e le tradizioni e nel 2001 il Leica Oskar Barnak Award lo segnala con una Menzione d’Onore per il reportage “Sardegna“.

Nel 2007 è invitato dal Governatorato di Sakhalin (Russia), l’isola ex colonia penale raccontata da Checov, per un lavoro fotografico, sul territorio, e nel 2012 la prestigiosa casa di gioiellieri parigini “Van Cleef & Arpels” gli commissiona la realizzazione di un lavoro fotografico, in cui descrivere l’operosità attraverso le mani dei loro artigiani.

Sue immagini sono apparse su Epoca, Il Venerdì di Repubblica, Panorama, Sette, Corriere della Sera, Specchio della Stampa, Sunday Times Magazine, Observer Magazine, Stern, Bunte, Zeit Magazine, Figaro Magazine, Paris Match, Life.


 

Quest’anno Isole che Parlano di fotografia presenta “Wide Gaze” di Francesco Cito

La mostra sarà ospitata negli spazi del Centro di documentazione del territorio di Palau dove verrà inaugurata il 9 settembre alle 21.00 e resterà aperta fino all’9 ottobre 2021


Incontri, proiezioni e concerti a ingresso gratuito, posti limitati,
prenotazione obbligatoria

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