Il festival di Palau ha ospitato importanti artisti internazionali. Gran finale col concerto del chitarrista Paolo Angeli e Drake
Il jazz e la musica sarda di nuovo insieme, un dialogo ideale fra i grattacieli del Michigan e i graniti della Gallura. A celebrare questo matrimonio di culture sul palco del cineteatro Montiggia, tempio della musica dei popoli per una sera, il palaese dall’anima internazionale Paolo Angeli e la leggenda vivente del jazz contemporaneo, il percussionista Hamid Drake. Il loro concerto ha concluso la settimana del festival “Isole che parlano”, la rassegna nata dalla mente dei fratelli Nanni e Paolo Angeli e arrivata alla 17esima edizione.
La performance, storica come l’ha definita Angeli alla fine del concerto, non si è potuta svolgere sulla spiaggia di Cala Corsara, a Spargi. Le cattive condizioni del tempo hanno imposto il trasloco sulla terraferma. Un successo di pubblico per il duo “Gli Spargiani”. Un inno alla musica del futuro, in cui gli steccati fra i generi crollano sotto il peso della fantasia e di una creatività senza tabù. Il filo conduttore del festival , organizzato dall’associazione Sarditudine con il contributo di Comune di Palau, Fondazione Banco di Sardegna e Banca di Sassari è stato. Una manifestazione che per la sua 17esima edizione è diventata anche itinerante.
I suoni del mondo hanno avuto come epicentro Palau, ma hanno migrato anche nei momenti naturali di Arzachena. Tanti gli ospiti blasonati fra cui Mario Dondero, voce originale del fotogiornalismo italiano. L’85enne intellettuale delle immagini ha portato a Palau la sua indagine sulla foto del miliziano di Robert Capa, un lavoro di ricerca sullo scatto con cui colse la caduta di un combattente repubbicano nella guerra civile spagnola. Punto di partenza del suo lavoro di ricostruzione dell’epopea della repubblica spagnola attraverso protagonisti e testimoni.
Il giro del mondo di “Isole che parlano” ha portato sotto l’Orso anche il canto diafonico del mongolo Enkhjargal Dandarvaanchig, la dolcezza cristallina del vibrafonista Pasquale Mirra, sia in solo che in duo con il sultano dell’Illinois Hamid Drake. L’originale duo Mirra e Drake ha avuto come quinta naturale il faro, simbolo della memoria storica di Palau. Intensa la melodia nata dall’incontro fra il vibrafono preparato con catene, carta stagnola e tessuti e le percussioni di Drake. La prima ad Arzachena di “Isole che parlano” è stata sul palcoscenico naturale della tomba dei giganti di Coddu Ecchjiu.
Fra i graniti millenari Enkhjargal Dandarvaanchig, virtuoso del moorin hoor, uno strumento ad arco, e del choomie, il canto armonico, ha centrato ancora una volta il punto d’incontro tra tradizione mongola e influenza delle musiche occidentali. Spazio anche alla suggestiva processione sulla roccia dell’Orso con protagonisti i Cussertu Cùcuru, Luna de Torpè, il Tenores di Orgosolo e i Maestri campanari. Grande successo per la sezione di Isole dedicata ai bambini e curata da Alessandra Angeli.
Grande la partecipazione ai laboratori in cui i ragazzi, riciclando vecchie fotografie, scatole di latta, cartoline d’epoca e oggetti hanno ricreato gli antichi suoni. Emozionante il concerto finale dei piccoli alunni diretti da Pasquale Mirra. Soddisfatti gli organizzatori per l’elevata qualità della rassegna e la grande risposta del pubblico.
Entusiasta il jazzista Hamid Drake. «Suono una media di 200 concerti all’anno in tutto il mondo – ha detto alla fine del duo con Angeli –. Ma raramente ho partecipato a un festival con questa intensità e bellezza».
Di Serena Lullia – La Nuova Sardegna – 19 settembre 2013